Genesi di un’idea.
Era agosto, bloccata a Milano per imprevisti impegni, ero in un momento difficile, mi sentivo come in trappola; in un pomeriggio domenicale uscii in auto, portai la macchina fotografica, a una rotonda ecco d’avanti a me un cartello pubblicitario, aggressivo perentorio:
“Questo spazio può essere tuo”.
Mi immaginai lì dentro, psicologicamente ero lì dentro in quei due metri per tre; il pomeriggio terminò con un temporale catastrofico, in linea con il mio umore.
Questo fu il primo scatto – la genesi – La decisione fu presto presa: fare un esercizio di pensiero divergente.
Cercare questi cartelli con scritto “Spazio Libero”, considerarli come una affermazione totalmente spregiudicata e menzognera,
ossimoro dell’idea di libertà “Un ossimoro concettuale”.
Riempiti i rullini, sviluppai… ecco le fotografie.
Solitamente uso riporle, lasciare “decantare”, per riprenderle dopo un certo lasso di tempo.
Poi riprese in mano si prova a sceglierne alcune, come guida il proprio gusto estetico, per esempio soppesando i pieni e i vuoti.
Ma cosa cercare in ogni singolo scatto?
La scelta è sicuramente soggettiva.
La fotografia è da molti considerata un atto oggettivo, io la considero sempre più soggettiva, ciò che rappresenta spesso vive in una terza dimensione.
— Franca Cantini
«La fotografia è proprio la magia che nasce dall’incontro della soggettività dell’autore con l’oggettività della realtà: da questo incontro si sviluppa una terza dimensione, che vive della tensione tra verità e immaginazione, una terza dimensione tanto più straordinaria e sorprendente, quanto più felice è la curiosità del fotografo desideroso di portarci in luoghi (non nel senso di luoghi fisici, ma emozionali) dove neppure lui è mai stato prima.»
— Anna Mangiarotti
La video-installazione è accompagnata da un testo; per scriverlo ho impiegato parecchio tempo.
Era come decidere da che parte andare, quale strada intraprendere.
Lo considero un tutt’uno con le immagini.
E’ un breve testo per suscitare domande e riflessioni. Le fotografie stampate sono poche, è una cifra stilistica che ho deciso già da tempo, una dozzina di foto sono sufficienti per creare un fulcro di attenzione.
In fase di realizzazione ho fatto la scelta di usare il colore per restare il più possibile vicino a ciò che vediamo, lasciando in B/N solo la fotografia “motore ispiratore”.
Il colore è molto usato in pubblicità. Ci sono vere e proprie teorie psicologiche sul colore, ho voluto “giocare” con gli stessi mezzi.
La video installazione è composta dalle fotografie con un commento sonoro, costituito dalla lettura del testo con un sottofondo di suoni d’ambiente registrati nei luoghi dove sono state scattate le fotografie (la voce narrante è dell’autrice).
— Franca Cantini