L’ambasciata

Lo skyline intorno è sorprendente, miriadi di gru d’acciaio, bianche e rosse controluce appaiono ambigue sagome. La città sale inesorabile.
Il pensiero mio vaga nelle periferie della città.
Rammento i quadri di Sironi, neri cupi, linee decise essenziali, un universo “desertico” in angosciosa attesa.
Questo ricordo non si fa pensiero condiviso.
C’è ben altro oltre il grigiore che ci avvolge!
Ho inteso dipingere un’opera composta da figure simboliche, meditate, in un impeto di fiducia, perché sempre l’umano prevarrà in un anelito di ricerca verso il trascendente.
Ecco dunque al centro della tela, l’uomo che con slancio si eleva tendendo la mano verso il cielo.
Altre due presenze lo accompagnano:
a destra si evidenzia solo in parte una figura umana che vuole rappresentare la parte più intima dell’essere quella che spesso resta celata; a sinistra un giovane volto sorridente, pare guardare i visitatori e accoglierli, esso stesso anima pulsante.
Le gru d’acciaio diventano una presenza vaga in secondo piano.
L’opera si intitola “L’ambasciata”, un messaggio di speranza in un anelito di futuro.
La tavolozza si fa così più briosa, prevalgono i blu oltremare, i gialli, il rosso vermiglio, il bianco; colori elevati a simbolo, agiscono nella rappresentazione pittorica relegando i toni violacei sullo sfondo nel ruolo di semplici comprimari.
— Franca Cantini